Sei qui: Home la Vegetazione

la Vegetazione

PDF  Stampa  E-mail 

Il paese vanta una delle maggiori estensioni di patrimonio boschivo della provincia di Salerno, un ambiente suggestivo con caratteristiche rocce dalla particolare colorazione "bianco-rosa".

Il Bosco Monagna è composto da 400 ettari di piante ad alto fusto, con prevalenza del cerro. 
Si tratta di fustaie coetanee, con altezze variabili tra i 20 e i 30 metri e diametro dei tronchi tra i 10 ed i 50 cm. Lo strato arboreo è fisionomicamente dominato da Quercus cerris a cui si accompagnano in subordine Alnus Cordata, Acer Campestre, Iles aquifolium, Ostrya carpinifolia, Cornus mas, Carpinus orientalis.
Nel sottobosco, per la natura dei suoli, sono frequenti Erica arborea a cui si uniscono Prunus spinosa e Pyracanta coccigea. Discreta risulta anche essere la composizione dello strato erbaceo in cui al predominante Brachypodium sylavaticum si uniscono specie come Oenanthe pimpinelloides, Latyrus niger e l´endemica dell´Appennino centro meridionale Teucrium siculum che caratterizza la serie dinamico-evolutive di queste peculiari formazioni forestali (Aita et al., 1977; Aa, Vv., 1996)

Il Bosco Mangini di 100 ettari di castagno ed ontano.
I boschi di castagno (castanea sativa) hanno nel tempo assunto all'interno del Parco un notevole ruolo sia dal punto di vista ambientale che economico. La loro diffusione,  favorita dalle cure dell´uomo, caratterizza ampi tratti del paesaggio alburnino....
Sensibilmente diverse sono la fisionomia e la struttura dei popolamenti di castagno a seconda che si tratti di castagneti da frutto o di boschi cedui. I boschi trattati con la pratica della ceduazione occupano una fascia altitudinale di potenziale pertinenza in basso dei querceti ed, alle quote piú alte, dei faggeti. I tagli periodici (di solito compresi tra dodici e venti anni) condizionano inoltre la presenza della specie, le coperture e l'evoluzione dinamica di tali fitocenosi. (fonte di riferimento "Il Parco Nazionale del Cilento e Valle di Diano)

La tempa Piana, 75 ettari, soprattutto pini (Pinus halepensis)

ALBERI DA FRUTTO


Il Gelso

Origine
Il gelso (Morus alba), è una pianta arborea appartenente all’ordine Urticales e alla famiglia delle Moraceae, è originario della Cina orientale e centrale. Raggiunse l'odierna Turchia tramite una principessa cinese che ivi si sposò con un principe durante il regno dell' Imperatore Giustiniano. In Italia il gelso arrivò con i monaci italo-greci che importarono il seme nascosto nei loro bastoni. Questa pianta era pregiata non per i frutti che portava, ma per la produzione del baco da seta.
Etimologia
Il nome del genere è quello che utilizzavano i Romani. Dal latino “morus celsa”, moro alto in contrapposizione alla mora di rovo.
Caratteri botanici
Aspetto
E’ un albero che può raggiungere l’altezza di 10-12 metri con chioma larga; l’età media si calcola a 100 anni, ma esistono certamente individui plurisecolari. 
Radici sono robuste, profonde di colore giallo aranciato. Il Tronco è eretto e irregolarmente ramificato, raggiunge negli individui adulti un diametro di circa 70 centimetri; è rivestito da una corteccia bruno grigiastra, screpolata, reticolata a piccole scaglie. I ramoscelli sono grigio verdi, lisci con lunghi internodi; le gemme sono relativamente piccole, larghe alla base ed appuntite all'apice; ognuna di esse è costituita da 13 a 24 perule e nel fusticino da 5 a 12 foglioline. Le Foglie sono caduche, alterne, ampie, di colore verde lucente non molto scuro; la lunghezza varia dai 7 ai 14 centimetri e la larghezza è compresa tra i 4 e i 6 centimetri; le lamine sono molto variabili: sono cordato-ovali, spesso lobate, lisce nella parte superiore, tomentose lungo le tre principali nervature della pagina inferiore; il margine è irregolarmente seghettato. Il picciolo, lungo 2-3 centimetri, presenta scanalature e stipole caduche. Le foglie sono spesso diverse per forma e grandezza sulla stessa pianta e anche sullo stesso ramo. Il Fiore è rappresentato da una infiorescenza unisessuale con amenti di colore chiaro; Morus alba è pianta monoica ovvero nello stesso esemplare ci sono infiorescenze di ambo i sessi. Il frutto è rappresentato da un falso frutto chiamato sorosio che consiste di una infruttescenza con pseudodrupe dall'esocarpo sottile, mesocarpo carnoso e succulento, endocarpo crostoso.

L'albero dell’Olivo
La pianta d'olivo è da sempre contrassegnata da un'aureola di sacralità. L'albero fu caro a Pallade Atena che la volle sull'Acropoli ateniese, lo fu per i seguaci di Cristo, per gli Assiri e i Babilonesi e si racconta che Seth, figlio di Adamo, alla morte di questi gli avesse posto tra le labbra un seme di olivo per far nascere lì la pianta sacra simbolo della purezza e della rigenerazione.
Fu il balsamo d'olivo ambito dagli eroi d'Eliade per ungersi il corpo prima delle battaglia e non vi fu lampada votiva che non si alimentasse del "balsamo che dà luce". Miti che ritornano nelle storie antiche dei contadini del Sud timorosi a fronte di quest'albero contorto che, stroncato dal fulmine, rinasce dalla radice in forza di giovani polloni robusti ed...eterni.
Il frutto è una drupacea che può essere consumato con brevi operazioni di salatura ma, schiacciato, dà un fluido speciale con caratteristiche organolettiche di tutto pregio.
Sapido, a volte graffiante al palato, altre volte vellutato a sapore d’erbaggi freschi e di mandorle, esprime eccezionali virtù dietetiche. Favorisce il flusso biliare, abbassa il colesterolo dannoso, "combatte" l'arteriosclerosi, il diabete e la stessa obesità.